Sulla paura del niente da dire



Può succedere di non avere niente da dire, niente da raccontare. In realtà la vita non si giustifica con le azioni. Dipingere, scrivere o suonare ogni giorno può anche non portare a nulla. Si può creare solo nell’intervallo tra due segmenti di nulla, tra cinque minuti d’inerzia e altri cinque minuti perfettamente inutili come i precedenti. L’inattività diventa un problema esistenziale solo se noi la trasformiamo in un orribile mostro sanguinario. Se si cerca di forzare la creatività, quel meraviglioso campo di fiori dove giochiamo fin da bambini, essa diventa un dolore ed un muro scuro ed invalicabile. Per questi motivi la solitudine, i giorni tutti uguali, le notti perfettamente intercambiabili con le mattine ed i pomeriggi, il fatto di non sapere più che ore sono o in che punto della propria vita ci si trovi assumono secondo come sono interpretati valenze completamente opposte. Per alcuni una malattia da cui cercare di guarire ad ogni coso e per altri come il sottoscritto, un’interessante prospettiva da cui osservare la propria vita e di conseguenza anche il mondo. Non so perché ho scritto tutto questo, né se ha senso oppure no. So solo che ho voglia di prendermi una pausa.

Tra poco farò qualcos’altro…… tra cinque minuti….

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